Le bavaglie di Pavlov

“…che brava tua figlia che tiene su la bavaglia! La mia invece non se la fa nemmeno allacciare….”
ma tu QUANDO gliela metti?”

Ricordate il cane di Pavlov? Quello che salivava sentendo una campanella…perché aveva imparato che quel suono precedeva la distribuzione del cibo. Per quel cane quel suono era qualcosa di angelico e benaugurante… ma era merito del suono in sé o del fatto che venisse suonato in un momento preciso?

Ecco, per la bavaglia può essere la stessa cosa: se la allacciamo prima di cominciare a mangiare, quell’oggetto può diventare angelico e benaugurante……ma se la allacciamo mentre il piccolo si sta (già) gustando il suo pranzo quello stesso oggetto diventerà un gran brutto fastidio, qualcosa che interrompe e disturba brutalmente un’attività piacevole. Non credete?

APPRENDIMENTO ASSOCIATIVO e CONDIZIONAMENTO PAVLOVIANO (o CLASSICO)

Nell’evoluzione della specie, la comparsa dei neuroni ha consentito di immagazzinare le informazioni in forme semplici di memoria e, in base a tali depositi, di compiere previsioni riguardo a:

  • Quali eventi seguono ad altri eventi nell’ambiente
  • Quali eventi sono governabili (controllo) e quindi modificabili.

Tramite queste due operazioni, un individuo può adattarsi all’ambiente e ai suoi cambiamenti. Per giungere a questo traguardo, occorre essere in grado di associare due o più eventi fra loro. E’ l’apprendimento associativo, presente anche negli animali, come ha dimostrato Pavlov (1904).

Interessato inizialmente a studiare la composizione della saliva, aveva osservato come, mettendo del cibo in bocca a un cane, si producesse un immediato aumento della salivazione. Questa relazione tra stimolo (il cibo) e risposta (la salivazione) è la conseguenza di un riflesso, una risposta automatica inscritta geneticamente nel sistema nervoso dell’animale. Pavlov notò altresì che i cani producevano più saliva quando udivano o vedevano eventi che, di solito, precedevano il cibo (il rumore dei passi degli inservienti o la vista del recipiente). Questi riflessi condizionati, o appresi, non sono innati e destarono la curiosità di Pavlov, che decise di studiarli in modo sistematico.

[Anolli e Legrenzi, 2001. Psicologia generale. Bologna, Il mulino]