L’ Imitation game di Turing

Il nome di Alan Turing è su tutti i manuali di Psicologia Generale poiché tutto il filone dell’Intelligenza Artificiale deriva dal suo lavoro e dalla prima macchina che lui progettò a 24 anni, diventata famosa come la macchina di Turing.

Il film racconta la sua vita itheimitationgame3ntrecciando la narrazione dei suoi ultimi giorni con quella della sua esperienza all’università di Cambridge e con la sua incredibile avventura a Bletchley Park durante la seconda guerra mondiale: assunto insieme ai migliori matematici, linguisti e crittografi con il compito di decifrare i messaggi radio criptati della marina tedesca.

Turing era un matematico, un matematico puro verrebbe da dire guardando il film: all’inizio di quell’inusuale lavoro per l’esercito, Alan si relaziona con i colleghi senza empatia, senza cogliere le allusioni o le domande retoriche. Completamente attaccato al significato letterale delle parole, sembrerebbe quasi lui stesso funzionare come una macchina. Escluso dal gusto dell’ironia o della compagnia, sembrerebbe quasi incapace di provare emozioni, o meglio incapace di provare emozioni positive, perché invece la paura, l’umiliazione, la delusione, la perdita, sono emozioni che ha sperimentato presto, e i ricordi del college riemergono di continuo.
Finchè accade qualcosa che sembrerebbe scontato: incontra una ragazza con un’intelligenza fuori dalla norma (come lui) ma che porta con sé anche capacità emotive e relazionali (!), e così per lui si apre un mondo. Ma il ruolo di questa donna non è per niente scontato.
Alain era omosessuale, e questo era illegale nella sua Inghilterra che non si fece scrupoli di perseguitare quello che è stato un eccezionale eroe di guerra perché il suo lavoro ha permesso agli alleati di vincere la guerra con due anni di anticipo (secondo gli storici).

Ecco, la potenza dell’ideologia resta qualcosa di impressionante e spaventoso, anche in tempo di pace. I pregiudizi feriscono e uccidono come armi. Sono i pensieri che fanno maggiormente eco alla visione del film.

theimitationgame2E poi ci sono i pensieri riguardo la sua persona, fatta di genialità e di una relativa insensibilità.
In letteratura la concezione di genio non è univoca, ma è evidente che Turing lo è stato; del resto la genialità è qualcosa che è strettamente collegata al contesto e le abilità di Touring sicuramente hanno incontrato un tempo e un luogo particolare per esprimersi al meglio.
E riguardo alla sua presunta insensibilità (raccontata dal film) si aprono varie riflessioni…

Mi vengono in mente le parole di Temple Grandin, una donna ingegnere autistica di notevole talento (anche lei ispiratrice di un film biografico): in una conversazione con Oliver Sacks aveva descritto se stessa dicendo di sentirsi come un’antropologa su Marte. Della sua infanzia riferiva di sentire che “fra gli altri bambini c’era qualcosa di rapido, sottile, in continuo cambiamento: uno scambio di significati, una contrattazione, una velocità di comprensione talmente eccezionale che a volte Temple si chiedeva se non fossero tutti telepatici”. Da adulta era diventata consapevole dell’esistenza di questi segnali sociali, ma poteva solo inferirli, non era in grado di percepirli effettivamente o di partecipare realmente a questa “comunicazione magica”. [O. Sacks, Un antropologo su Marte. Sette racconti paradossali. Tr. It. Adelphi, Milano 1995, p.364]

theimitationgame6E poi mi interrogo sulle cause e sulla dinamica del fenomeno: quante volte accade che precoci esperienze negative portino a sviluppare una corazza rispetto alle proprie emozioni, tutte quante, buone o cattive che siano, può sembrare meglio non sentire nulla per non correre rischi…

Nel film compaiono alcune citazioni ricorrenti ma, al di là del loro immmediato effetto romantico o poetico, ci sono altre parole particolarmente forti e portatrici di domande fondamentali: nelle ultime scene del film il personaggio di Alan propone al suo interlocutore affermazioni e quesiti che interrogano l’attualità. Le parole che inizialmente girano intorno alla possibilità che le macchine possano pensare passano ad occuparsi della possibilità che esistano differenti forme di pensiero e di opinioni, e alla loro legittimità.

Turing nell’ottobre del 1950 pubblicò su Mind un articolo intitolato “Computing Machinery and Intelligence” dove propose il famoso test per decidere se le macchine sono o no capaci di pensare. Test che è diventato una pietra miliare dell’intelligenza artificiale e il primo paragrafo si intitola proprio “The imitation game”.

PSICOLOGIA GENERALE

La psicologia generale viene chiamata anche psicologia sperimentale e rappresenta la corrente principale della ricerca scientifica sulle funzioni psicologiche di base. Si prefigge di studiare con metodologia sperimentale la mente e il comportamento.

Tra i presupposti moderni per la comparsa della psicologia scientifica ricordiamo la distinzione operata nel \’700 da Christian Wolff (1728;1737) fra psicologia razionale e psicologia empirica. La prima, di natura filosofica, basata su riflessioni teoriche, fu messa in discussione da Immanuel Kant (1781), la seconda \”naturalistica, fondata su osservazioni ocncrete, è stata la radice da cui, parecchio tempo dopo, è sorta la psicologia scientifica contemporanea come scienza naturale.

[Anolli e Legrenzi, 2001. Psicologia Generale. Il Mulino, Bologna]

 

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Il paradigma dell\’intelligenza artificiale – IA (la cui nacita risale alla conferenza di Dartmouth del 1956 organizzata da Newell e Simon) si era assegnato lo scopo di indagare i processi computazionali della mente considerandoli come \”corrispondenti\” a quelli effettuati con i computer. In tali processi rientravano i calcoli, i confronti, le combinazioni logiche, le manipolazioni di simboli, le operazioni di misura, le graduatorie, l\’adeguamento a regole prefissate ecc. (mente computazionale). Fra l\’altro, già Thomas Hobbes (1655) aveva sostenuto che \”ragionare\” consiste nel \”fare calcoli\”. In questa prospettiva il computer era considerato come un \”simulatore\” della mente umana.

La disponibilità di computer sempre più potenti (supercomputer) alimenta la convinzione che sia possibile riprodurre il mondo reale nel mondo virtuale: simulare il mondo attraverso i computer. Il cuore dell\’IA è \”far fare alle macchine cose che richiederebbero l\’intelligenza se fossero fatte dagli uomini\” (Minsky 1967). Il prototipo di tali macchine è la macchina di Turing: un dipsositivo che, basandosi su funzioni ricorsive, consente di compiere numerose operazioni aritmetiche e che rappresenta l\’embrione dei computer di oggi.

[Anolli e Legrenzi, 2001. Psicologia Generale. Il Mulino, Bologna]

IL TEST DI TURING o \"The imitation game\"

Secondo l\’IA, grazie a macchine simili a quella di Turing sarebbe possibile \”simulare\” l\’intelligenza della mente umana. Se a un esterno che osserva il comportamento di due entità (una persona e un computer) nell\’esecuzione di un compito) una conversazione) il computer risulta indistinguibile dalla persona, si può concludere che, limitamamente a quel compito, esso ha capacità cognitive paragonabili a quelle umane. E\’ il test di Turing. [Anolli e Legrenzi, 2001. Psicologia Generale. Il Mulino, Bologna]

E\’ il test descritto nell\’articolo pubblicato su Mind nel 1950, con il primo paragrafo intitolato \”The imitation game\”.

 

Paradigmi e IDEOLOGIE

La scienza, secondo Kuhn (1962), attraversa crisi ricorrenti, attraverso le quali un paradigma viene sostituito da un altro con un maggior valore euristico (esplicativo). Le ideologie, secondo Karl Mannheim (1929), possono avere l\’apparenza di teorie scientifiche, ma in realtà sono finzioni mentali che hanno lo scopo di nascondere la vera natura di una situazionepsicologica o sociale allo scopo di perpetuarla.

Il contrasto tra i due concetti è esemplificato nella storia di Galileo. Per la Chiesa, il modello tolemaico geocentrio in astronomia era diventato un\’ideologia , da difendere a tutti i costi. Per Galileo era soltanto un paradigma scientifico non più compatibile con le osservazioni.

[Bacciagaluppi, 2012. Paradigmi in psicoanalisi, un modello integrato. Ed. ETS, Pisa]