Bonus e responsabilità, 18enni di oggi e di ieri

Apprendo con piacere la notizia (pubblicata su OrizzonteScuola) che il bonus cultura pensato per i 18enni viene “stabilizzato” con la legge di Bilancio 2022.

Bonus cultura: i 500 euro ai 18enni diventano permanenti. Non ci sono limiti di reddito

Che la cultura venga promossa tra i giovani è sicuramente una cosa buona…

Che tale possibilità non rappresenti una lotteria (qualcuno sì e qualcuno no) è una cosa buona…

Eppure qualche perplessità mi gira per la testa… o per lo meno un senso di straniamento rispetto a due situazioni praticamente opposte che si sono create nel giro di pochi decenni.

Non riesco a non interrogarmi di fronte allo stravolgimento di paradigma che è avvenuto in un paio di decenni: prima a 18 anni ti arrivava la convocazione per la leva con gli annessi e connessi (sentirti grande per averne il diritto, sentirti piccolo di fronte alla grandezza di un evento assurdo come una guerra, ecc… sentire avvicinarsi un rito di passaggio, la visita medica in sè era un gigantesco strumento di screening per la salute maschile, ecc.) ora a 18 anni ti arrivano 500€ da spendere in cultura, cosa buona e giusta ma, di fatto questo bonus appare come una bella “mancia”, un regalo.

Le generazioni precedenti erano catapultate nel mondo degli adulti con il compimento del 18° anno (penso in particolare agli uomini) mentre ora amplifichiamo il concetto di consumatore senza chiedere nulla in cambio, proprio nel periodo del loro massimo vigore e della loro massima motivazione…

Mi spiego: non sono assolutamente una nostalgica della leva obbligatoria. Anzi. Ma credo che forse poteva essere utile una riflessione per una sua trasformazione in un servizio civile per tutti, maschi e femmine.

Credo che come adulti, come società, dovremmo fare di più: dovremmo riuscire a portare nella direzione dell’impegno civile tanti più giovani che hanno il potenziale per farlo ma non hanno ancora avuto la fortuna di vivere in un contesto (situazioni, persone, ecc.) che gli consente di (o li spinge a) dare il proprio meglio.

Lo abbiamo visto durante la pandemia: quanti giovani si sono impegnati per aiutare gli anziani o altre persone in difficoltà.

La società ha bisogno dei giovani e i giovani hanno bisogno che la società dia loro spazio e responsabilità. Dobbiamo CHIEDERE qualcosa ai giovani, non solo di portare pazienza. Dobbiamo chiedere loro di dare il proprio meglio perchè abbiamo fiducia in loro. Loro ne hanno bisogno, noi ne abbiamo il dovere.

Non si tratta di un dovere estemporaneo o accessorio. E’ un dovere che ha a che fare con il ruolo del contesto (al centro della riflessione di Bronfenbrenner) e dello sviluppo in generale. Un ruolo che va ben oltre la prima e la seconda infanzia, nonostante spesso i riflettori tendano a concentrarsi sugli anni iniziali.

In particolare, diventa interessante ricordare il modello proposto da Erikson che descrive l’età adolescenziale come una fase caratterizzata dalla definizione della propria identità: un percorso avviato dall’infanzia che trova un suo primo traguardo.

Ricordiamo che secondo la sua teoria psicosociale, il superamento di ogni fase dello sviluppo consiste nella risoluzione di un conflitto e quello tipico dell’adolescenza è il conflitto tra identità e confusione di ruolo.

Ecco, come adulti (come contesto) abbiamo il dovere di aiutare i ragazzi a capire qual è il loro ruolo. Cosa ci si aspetta da loro, sia in termini di aspettative che di fiducia, sia in termini di doveri che di responsabilità.

E tutto questo passa attraverso l’impegno. Non c’è alternativa. L’impegno può declinarsi in tantissimi modi (dallo studio al volontariato, dal lavoro allo sport….) ma l’impegno è una condizione necessaria per evitare la confusione di ruolo e sviluppare pienamente (con consapevolezza) la propria identità.

In realtà, James Marcia, ampliando la teoria della formazione elaborata da Erikson ha identificato due processi essenziali per il raggiungimento di un’identità matura: l’esplorazione e l’impegno (Woolfolk, 2020).

In questo senso possiamo immaginare (sperare) che il bonus ai 18enni possa essere un valido supporto per il processo di esplorazione (viaggiare, ascoltare, vedere, confrontarsi…). Va bene… ma non dimentichiamo l’impegno!

Quando comincia e quando finisce l’adolescenza? La domanda non ha una risposta univoca. Quello che è certo è che negli ultimi anni/decenni il suo termine è stato posticipato continuamente, in primis come conseguenza dei cambiamenti sociali (si studia di più, si comincia a lavorare più tardi, ecc.) ma anche in considerazione delle evidenze neuropsicologiche ovvero dei risultati emersi dalle ricerche basate sulle neuroimmagini (Risonanza Magnetica, ecc.) che hanno messo in evidenza il fatto che i lobi frontali continuano a maturare in media fino a circa 25 anni (qualcuno prima qualcuno dopo…). I lobi frontali riguardano quella parte di neocorteccia che si trova al di sotto della fronte e che presidia le funzioni esecutive, quali la corretta/completa valutazione delle conseguenze di un’azione, la pianificazione delle azioni complesse, ecc.
In un certo senso queste ricerche potrebbero portare a posticipare il concetto di maggiore età più o meno verso i 21 anni.

Interessante ricordare che nel 1975 la maggiore età fu portata da 21 a 18 anni…

Bonus e responsabilità, 18enni di oggi e di ieri

   

Con il termine esplorazione si indica il processo attraverso il quale gli adolescenti considerano e sperimentano credenze, valori e comportamenti alternativi, nel tentativo di determinare quale darà loro maggiore soddisfazione.

Con il termine impegno si indicano le scelte di un individuo, solitamente conseguenti all’esplorazione delle opzioni in merito, per esempio, alle credenze politiche e religiose.

(Woolfolk, 2020)

Bibliografia

Bronfenbrenner, U. e Morris, P.A. (2006). The bioecological model of human development. In W. Damon e R.M. Lerner (a cura di), Handbook of child psychology: Theoretical models of human development (Sesta ed., Vol.1, pp, 973-827). Hoboken, NJ: Wiley,

Erikson, E. H. (1963). Childhood and society (Seconda ed.). New York, NY: Norton.

Erikson, E. H. (1980). Identity and the life cycle (Seconda ed.). New York, NY: Norton.

Kroger, J. e Marcia, J.E. (2013). The identity statusss. Origins, meanings, and interpretations. In S.J. Schwartz, K. Luyckx e V.L., Vignoles (a cura di), Handbook of identity theory and research. New York, NY: Springer Science+ Business Media.

Woolfolk, A. (2020). Psicologia dell’educazione. Ed. Italiana a cura di Maria Assunta Zanetti. Ed. Pearson